Un film dalle buone premesse, dall’ottimo realizzazione, ma che non sembra centrare il bersaglio.
Vale la pena di vederlo?
Nì/No
Anche se amate la fantascienza forse vorreste dedicare un paio di ore a qualche altro film piuttosto che a questo.
Il capitano Stanaforth ufficiale della NASA, inventa una macchina in grado di estrarre energia e acqua dal terreno.
Quindi parte per una missione in solitaria per Marte dove si occuperà di insediare un primo campo base per future colonizzazioni.
Il film ha un livello tecnico e attoriale di alta qualità, il suo problema è quindi un altro.
All’inizio sembra ricordare 2001: Odissea nello spazio, con una regia lenta che sottolinea la solitudine e il silenzio cosmico, la sceneggiatura che ci fa seguire il protagonista praticamente sempre solo in questo viaggio dalla durata di 9 mesi in mezzo alle profondità cosmiche.
E quindi ci si aspetterebbe qualche riflessione sull’uomo o sull’universo, qualcosa che ci dicesse di più su di noi, e invece no…
Col procedere del film potreste pensare che sia un film sugli effetti dell’isolamento prolungato sulla mente umana, ma invece no.. alla fine era un film alla 2001, con riflessione filosofica al seguito.
Ovvero sul desiderio umano di sacrificare tutto quello che ha per toccare anche solo per un attimo la meraviglia del cosmo, raccontando della forza che ci vuole per perdersi per poi ritrovarsi.
Ma a quel punto il film ha già perso lo spettatore che accoglie sì il messaggio, ma tiepidamente, e quindi come dicevo non centra emotivamente la questione.
In definitiva un film che parla della meraviglia non può avere un sapore insipido.