Chi controlla la locomotiva, controlla il mondo. Senza quella non siamo niente
Snowpiercer è un film del 2013 diretto da Bong Joon-Ho.
L’umanità dopo aver causato il cambiamento climatico con le sue azioni irresponsabili, ha provato a porvi rimedio usando un gas speciale, che una volta disperso nell’ aria, avrebbe invertito il processo di riscaldamento.
Ma il gas ha funzionato troppo bene, tanto da portare ad una nuova era glaciale.
Gli unici sopravvissuti vivono a bordo dello snowpiercer, un treno a moto perpetuo costruito dal sig. Wilford, un miliardario visionario appassionato di locomotive.
Tratto dalla graphic novel “The transperceneige”, il film ha una chiara dimensione di critica della società e dell’ umanità in quanto tale.
Il regista, autore poi di “Parasite”, mostra nella scelta del soggetto il proprio interesse per la materia.
Il film ricco di scene di azioni, scorre agevolmente, e non risulta per nulla pesante.
La scoperta e la critica sociale seguono l andamento della rivolta , vagone per vagone. Alternando momenti action a momenti di dialogo e di riflessione.
A livello visivo il film risulta leggero e non eccessivamente sporco, forse un po’ patinato per la argomento che tratta, volendolo confrontare con film come “Il buco”.
E sicuramente da vedere e farci qualche riflessione, anche se per certi versi a qualcuno potrebbe risultare banale se ci ferma alla lotta di classe.
Voto 7.5
Da vedere a scuola ma… (spoiler)
Il film mi è chiaramente piaciuto e lo consiglio quando capita.
Ma manca di qualcosa per essere considerato un buon film.
Per la durata della visione ho sentito una certa mancanza di profondità e spessore.
Sebbene le tematiche ci siano, lo stile scelto è forse un po’ troppo plasticoso, un po’ troppo made in Hollywood.
Poi i contenuti se ci pensa bene non sono così originali.
Il treno è la rappresentazione orizzontale di una società verticale, dove più si è in avanti/alto meglio si sta.
Si passa dalla lotta per la sopravvivenza degli ultimi vagoni, che ha malapena hanno da mangiare, ai vagoni intermedi che rappresentano la società operaia e delle professioni, la scuola i ristoranti etc, fino ai primi vagoni dove le classi più ricche perse e senza scopo, passano il tempo tra droghe e alcool.
Infine nella locomotiva il sig.Wilford che sembra unicamente interessato a mantenere in vita il treno, per cui nutre un amore smisurato.
Per lui il treno è perfetto con i suoi equilibri e si scopre alla fine che anche la rivolta fa parte del mantenimento della equilibrio del treno. Perché è il treno stesso il fine, non l umanità , ridotta ad un elemento dell’ingranaggio.
Ed è questo secondo me la cosa su cui riflettere, come siamo arrivati ad amare e considerare come fine ultimo la stabilità del treno?
Le cose funzionano in un modo solo perché tutti sono convinti che debbano funzionare così.
Nel film il personaggio dell’ apri-porte drogato rappresenta colui talmente estraneo al sistema che deve essere isolato (infatti era prigioniero), un visionario che però ha intuito la verità, la realtà del treno non è l’ unica possibile.
Ma di nuovo, come è possibile che il sistema debba essere per forza di cose così?!
L’ impossibilità di uscirne
Credo che quando un sistema sia così grande e complesso sia difficile da cambiare, questo perché le persone si basano su certezze condivise, e in base ad esse reagiscono e prendono decisioni.
Il fatto è che siamo cresciuti con questi “dogmi” e reagiamo in automatico senza ragionare, senza mai metterli in discussione.
E la fede nel treno, le classi, i diritti e i doveri, l assenza di discussione su questi concetti funziona, mantiene la ordine e la stabilità, ma cosa fare quando invece cominciano a generare storture? Chi è disposto a metterli in discussione?
Chi dopo esserci cresciuto e vissuto per anni potrebbe uscire dagli schemi e dalle convenzioni sociali, ormai diventate legge di natura?
Anche le stesse rivoluzioni, sono portate avanti da disperati che lottano per stare meglio, non per cambiare le cose, dimostrandosi infine uguali ai loro oppressori, prodotti dallo stesso sistema.
Lo stesso protagonista per arrivare in capo al treno sacrifica un amico in nome della “causa”, e questo lo rende uguale al Wilford, ma se non lo avesse fatto non sarebbe arrivato in capo al treno, una sorta di selezione.

È un cane che si morde la coda, citando 1984
“Nell’intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi.
Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l’abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro. In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali.
Per lunghi periodi si ha l’impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà. Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti.
Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno nuovo di Medi, e la lotta ricomincia da capo. Dei tre gruppi, soltanto quello dei Bassi non riesce mai a realizzare i propri fini, nemmeno temporaneamente. Sarebbe eccessivo sostenere che nel corso della Storia non ci siano stati miglioramenti materiali di alcun genere.
Perfino in un periodo di decadenza quale quello attuale, l’uomo medio si trova in condizioni materiali migliori rispetto a qualche secolo fa, ma nessun incremento del benessere, nessun addolcimento dei costumi, nessuna riforma o rivoluzione hanno minimamente favorito l’uguaglianza fra gli uomini. Dal punto di vista dei Bassi, ogni mutamento storico ha prodotto solo un cambiamento per quanto riguarda il nome dei loro padroni”
Il film si risolve di fatto con una scintilla di amore (quello per il bambino) che in un momento clou fa compiere la scelta di distruggere tutto, ma è emblematico che per costruire un nuovo mondo, tutti quelli del vecchio debbano morire, compreso “il buono”, comunque infettato dal vecchio sistema.
Ma tutto questo si realizza grazie ad una ragazzina in grado di “vedere oltre”, di nuovo il tema del “vedere qualcosa che altri non vedono”, forse l’ unica cosa che ci salverà.